A. Schiavi, Della gioconda fecondità. I quattro volti di Monna Lisa, Ed. MILLE
€ 21,00 IVA inclusa
Descrizione
Sommario dell’opera
- Nel primo capitolo, “Chi è?”, abbiamo ripercorso per sommi capi tutte le proposte avanzate dagli studiosi più accreditati sull’identità della Gioconda.
- Nel secondo capitolo, “Per una fettina di quadro in più”, abbiamo valutato il risultato della nostra disamina del paesaggio, che si è rivelata fruttuosa poiché per avventura certi dettagli trascurati dagli studiosi si sono rivelati significativi e forieri di sviluppi decisivi.
- Nel terzo capitolo, “Zitti, il paesaggio sussurra all’uomo”, forniamo la giustificazione della nostra lettura “dinamica” del quadro, volta cioè a rendere più duttile la lettura dell’immagine rappresentata sia in pittura sia in scultura da parte degli artisti del Rinascimento, che tentarono di scavalcare l’inevitabile staticità della figurazione artistica, consona ad un’arte legata ai vecchi stilemi medievali.
- Nel quarto capitolo, “Parenti serpenti”, diamo conto dei risultati della lettura del quadro alla luce della ricomposizione consentitaci dalla lettura “dinamica”, in conseguenza della quale sono affiorati simboli tipici della Tradizione ermetica (di cui abbiamo dato una sommaria illustrazione nel capitolo introduttivo), sia in ordine alla sua provenienza storica sia alla sua curiosa convivenza con la filosofia neoplatonica che fiorì a Firenze all’epoca di Lorenzo de Medici principalmente ad opera di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola.
- Nel quinto capitolo, “Filosofia d’Egitto”, si ritorna ai temi di necessità accennati nell’introduzione per svolgerli ulteriormente al fine di rendere accessibile la comprensione della fusione tentata dalla scuola filosofica fiorentina fra tre scuole di pensiero all’apparenza così diverse come la filosofia neoplatonica, la sapienza ermetica e la dottrina cristiana.
- Nel sesto capitolo, “Superstizione, filosofia o scienza”, si sente la necessità di fare una sosta, per testimoniare al lettore che siamo ben consapevoli di aver trascinato Leonardo in un campo nel quale a stento lo riconosceremmo.
- Nel settimo capitolo, “Convergere verso l’anima del mondo”, si riprende il filo interrotto. La “conversione”, l’“amore”, l’“Anima”, il “Conosci te stesso” ritornano a rivendicare i loro pieni diritti.
- Nell’ottavo capitolo, “Al centro dell’anima… fino alla giocondità”, si ragiona intorno ad uno degli apporti principali della filosofia ficiniana al neoplatonismo: la funzione della bellezza, che traluce nelle cose del mondo e filtrate dall’arte rivela le bellezze spirituali che vi sono infuse: è la bellezza che fa scoccare il caldo d’amore che dal piacere dei sensi trasporta alla gioia dei sentimenti, in un crescendo continuo di spiritualità.
- Nel nono capitolo, “Un folle volo in Paradiso”, si esamina la corrispondenza della filosofia ficiniana con la filosofia dantesca enunciata nel Paradiso, dove nell’ultimo canto Dante enumera le virtù della “Vergine madre”.
- Nel decimo capitolo, “La «conversione» bussa alla porta!”, si scoprono altre metafore figurative e i simboli relativi alle concezioni filosofiche ed ermetiche incarnate da Monna Lisa.
- L’undicesimo capitolo, “Lui? Che entri”, vede il ritorno di Dante in quanto si ritiene che il cammino percorso necessiti di una ricapitolazione. Una ricapitolazione effettuata all’insegna della sentenza di Dante posta nel Convivio: “Le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi. L’uno si chiama litterale (…). L’altro si chiama allegorico (…). Lo terzo si chiama morale (…). Lo quarto si chiama anagogico”.
- Nel dodicesimo capitolo, “Una prudente ricapitolazione?”, vengono riassunti e distribuiti punto per punto i risultati acquisiti e via via aggiunti, a suffragio dei quattro sensi.
- Nel tredicesimo capitolo, “Perché Monna Lisa è la Gioconda?”, si cerca di dare risposta al più temibile dei quesiti. Che cosa rende la Gioconda una pittura di rilevanza universale che s’impone allo studio delle élites e all’attenzione delle masse?
- Il quattordicesimo capitolo, “La Gioconda gioca? Ovvero Dio gioca”, consiste nella prosecuzione inaspettata del precedente in quanto il neuroscienziato Ramachandran, indiano d’origine, offre nuova materia di riflessione grazie alla discussione su di un’opera d’arte che rappresenta una divinità della religione induista, che presenta sorprendenti punti di contatto con la Gioconda: lo Shiva Natarjana.
- Il quindicesimo capitolo, “L’età dell’oro e l’età del ferro”, prende l’avvio con una disquisizione dotta dovuta al filosofo Giorgio Colli intorno alla differenza tra Sophia, la Sapienza, e la Philosophia, l’amore della Sapienza.
- Col sedicesimo capitolo, “Colpo di scena: un nuovo finale”, si prospetta un leggero cambiamento di rotta. Nel capitolo dodicesimo, abbiamo ordinato gli elementi emersi dalla nostra analisi avanzando l’ipotesi – sia pure provvisoria – che Monna Lisa fosse una Madonna laica, del tutto simile ad una Madonna cristiana, e abbiamo giustificato l’assenza di un bambino, del bambino, che l’avrebbe completata dei suoi connotati, con l’idea che Leonardo non poteva restringere la sua maternità al solo Cristo Gesù.
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