Romolo Gobbi, Semi, Guerre e Carestie – Agricoltura e altre sciagure
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Indice
1. L’origine della specie
2. Caccia e raccolta
3. Le nascite dell’agricoltura
4. Sovrappopolazione, sedentarietà e guerra
5. La religione dell’agricoltura
6. La lingua dell’agricoltura
7. Schiavitù dell’agricoltura
8. La rivolta dei Circumcellioni
9. Le invasioni dei nomadi
10. Le rivolte dei contadini
12. Le guerre dei contadini
11. Le recinzioni delle terre
13. La schiavitù americana
14. Le grandi carestie dell’Ottocento
15. Le catastrofi agricole del Novecento
16. Addio alla Specie
Appendice Homo Sapiens Insipiens
Descrizione
Agricoltura, “invenzione” dopo la caccia
La storia dell’uomo attraversa carestie e guerre
Le lotte di potere per gestire semi e territori
Da Homo abilis a Homo sapiens-sapiens: ecco l’agricoltura
Secondo l’opinione prevalente, all’inizio vi furono varie specie di ominidi scimmieschi e da questi si sviluppò infine la specie homo, che dapprima fu habilis, poi erectus, poi sapiens, e quindi sapiens-sapiens: noi. Le varie fasi di questa evoluzione sono razionalmente ordinate in base a un’immaginaria qualità di homo che prima cominciò a creare strumenti, poi si alzò in piedi, e quindi cominciò a pensare sempre più intensamente. Anche all’interno di ogni fase è stato individuato il filo razionale che tirava verso l’alto: l’homo si alzò perché nella savana doveva scoprire le prede da cacciare. Qualcuno ha insinuato che in questo momento forse homo cominciasse anche a parlare per lanciare segnali a quelli che cacciavano con lui, senza pensare che i segnali potevano essere intesi anche dalle prede, con esiti tutt’altro che positivi per la caccia. Quanto poi all’acquisizione di abilità nel costruire gli strumenti con cui produrre le punte di freccia o la lancia, è chiaro che quest’evoluzione era spinta dall’impulso razionale di raggiungere uno scopo con mezzi sempre più efficienti. La ragione di questa evoluzione va dunque fatta risalire all’esigenza elementare di homo di procurarsi il cibo per nutrire se stesso e la propria prole. Perché homo, a un certo punto, si sia messo a pensare non è chiaro; comunque, se non l’avesse fatto, nessuno si sarebbe messo in testa di descrivere questi fatti come una catena di avvenimenti ordinati al fine di arrivare a homo sapiens-sapiens.
Le diverse nascite dell’agricoltura
L’evoluzione umana resta comunque inspiegata, anche con l’aiuto delle scienze emergenti della complessità: “Le leggi della complessità generano spontaneamente buona parte dell’ordine del mondo naturale, ed è solo a questo punto che la selezione entra in gioco, plasmando e rifinendo ulteriormente il mondo”. Ma quando questo Autore (Kauffman) propone ulteriori spiegazioni si deve attestare sul piano ipotetico: “Ma in quale modo le leggi dell’ordine emergente, se mai venissero scoperte, si concilierebbero con le mutazioni casuali, e le selezioni opportunistiche del darwinismo? Come può la vita essere contingente, imprevedibile, e accidentale pur obbedendo a leggi generali ?”.
Eppure anche i più aggiornati manuali di antropologia continuano a divulgare una sorta di darvinismo razionale che contempla la scala ascendente dell’evoluzione dagli antenati scimmieschi all’homo habilis, all’erectus, al sapiens e infine al sapiens-sapiens, che avrebbe portato a compimento la propria emancipazione dal cibo inventando l’agricoltura e ponendo così le basi per l’evoluzione di ogni civiltà successiva.
L’idea dell’evoluzione, da ipotesi scientifica, è diventata l’ideologia dell’inarrestabile progresso dell’uomo, ma: “ L’evoluzione non è sinonimo di progresso. I cambiamenti evolutivi che si sono manifestati nel corso del tempo non possono essere interpretati secondo questa nozione […]. Insomma, non stiamo affatto marciando verso qualche cosa di simile alla perfezione”.
Coltivare come indice di civiltà?
Inconsciamente la difesa dell’agricoltura come scoperta razionale di homo si trasforma automaticamente in apologia della civiltà occidentale. Questa interpretazione della nascita dell’agricoltura, nonostante le prove contrarie delle ricerche più recenti, continua a ispirare i compilatori dei manuali universitari: “Le prime semine, probabilmente in seguito all’osservazione del fenomeno naturale della germinazione, sganciando l’uomo dalla necessità di continui spostamenti alla ricerca di tuberi e radici, lo legano al territorio [….]. Questo evento segna una svolta cruciale nel destino dell’uomo. L’introduzione dell’agricoltura che caratterizza quella che è stata riferita ‘la rivoluzione neolitica’ ha delle enormi conseguenza sul percorso evolutivo dell’uomo”. Sull’enormità delle conseguenze non si può discutere, mentre invece si dovrà contestare la valenza positiva di tali conseguenze. Il Professore Universitario immagina la scoperta dell’agricoltura come il risultato di una ricerca empirica, quasi fosse condotta in un gabinetto scientifico, ma, secondo altri, “Le latrine potrebbero essere stati i laboratori dei primi, ignari contadini”.
Forse la prima germinazione spontanea fu osservata in siti molto più “umani” dai semi interrati con le prime sepolture, una delle manifestazioni dell’evoluzione umana, tanto più perché, essendo accompagnate da ornamenti e cibo, lasciavano intuire che homo fosse arrivato a concepire una vita ultraterrena. Ma chiunque sia stato lo scopritore, e per quanto sapiens sapiens egli fosse, il percorso cognitivo, che va dalla prima germinazione spontanea alla previsione di una messa a dimora di più semi per sfamare una crescente popolazione, richiede una complessità di passaggi inconcepibile.
L’origine dell’agricoltura è il più antico caso osservabile in cui all’aumento del PIL non corrisponde un miglioramento della qualità di vita.
Roberto Maggi
dalla premessa a “Costruirono i primi Templi” di Klaus Schmidt, Ed. Oltre 2018
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